Lasciare andare

Cosa ci insegna l’autunno?
Che dobbiamo lasciar andare le cose che non ci nutrono più.
Che nella malinconia c’è una bellezza struggente.
Che per poter voltare la pagina bisogna trovare il coraggio di far cadere le foglie secche, a costo di lasciar spoglio e freddo il nostro ramo.
Solo così un giorno potranno nascere nuovi germogli.

(Katherine Black)

La rosa e il libro

Rose e libri, La Festa catalana di Sant Jordi sbarca nelle librerie di  Roma- Corriere.it

Mi diverto a immaginare come si comporterebbe un autore se entrasse in classe: Dante ci guarderebbe uno per uno, senza dire niente, mettendoci tutti in imbarazzo con i suoi occhi abissali come l’aldilà; Petrarca comincerebbe a raccontare di sé e di ciò che gli sta a cuore in quel momento, quasi sottovoce; e tu, Giacomo? Tu apriresti la finestra, guarderesti per qualche istante fuori respirando a pieni polmoni, poi ti volteresti e ci inviteresti a fare lo stesso, per ricordarci che c’è un “fuori” ed è fatto di cose come cielo, alberi, tetti, montagne, suoni… l’infinito che ribolle nei limiti. Ci racconteresti di come quelle cose ti hanno rapito, di come hai cercato per tutta la vita di raggiungerle nella loro profondità, dovendola prima creare in te, con le parole adatte. Ci chiederesti a che punto siamo con il contatto con questa realtà così ricca e piena di possibilità. Tradiresti tutta la tua passione per la vita, proprio mentre il tuo corpo sembrerebbe avertela negata. E tutti saremmo presi dall’invidia o dalla meraviglia: come fa a trovare tutto questo nelle stesse cose che vedo anche io? Affacciato a quella finestra ci costringi, con i tuoi versi, a questa rinascita dei sensi, per scatenare la quale basterebbe sfogliare una rosa o un libro (il verbo si usa sia per i fiori che per le pagine) con attenzione… Così era accaduto a te nelle stanze della dimora recanatese, dove alternavi lo sguardo sulla campagna a quello sulla pagina. La grande biblioteca paterna era il continente da esplorare, il mare da attraversare. Tra i tredici e i diciott’anni imparasti da solo o con poco aiuto: greco, latino, ebraico, inglese, francese, spagnolo… Non perché fossi obbligato da compiti e interrogazioni, ma semplicemente perché volevi conoscere te stesso e il mondo; la tua curiosità era insaziabile, la tua passione assoluta, tanto che pur di cercare la salvezza ti rovinasti la salute, come fanno le falene che, per troppa fretta, si bruciano le ali in cerca della luce… Aldous Huxley, immaginando il futuro, descrive il modo in cui i bambini, che non nascono più nelle famiglie ma nelle provette, vengono educati secondo un sistema di controllo che garantisce l’equilibrio del nuovo mondo, basato sui consumi. Per obbligarli a odiare le due cose che minano il consumo continuo di beni, vengono introdotti in stanze piene di rose e libri colorati, e non appena cominciano a sfogliare pagine e petali, si attivano assordanti allarmi sul soffitto e dolorose scariche elettriche provenienti dal pavimento. I bambini urlano impazziti, allontanandosi da rose e libri… la scena mi ha fatto pensare per contrasto alla scuola come luogo atto a restituire rose e libri ai ragazzi.

(Alessandro D’Avenia, L’arte di essere fragili)

Stai un metro più in là delle tue trame

Non dare ragione a quel pensiero che punge,

stai dalla parte dell’aria che agita il sole sul grano.

A volte è tempo di semina, altre di raccolto.

Ogni gioia sta tra due dolori e ogni dolore tra due gioie.

E allora impara il gioco, prendi il ritmo: stai un metro più in là delle tue trame.

Resta all’altezza della Luce che c’è oggi nel cielo.

(Giulia Calligari)

 
(fonte: facebook)

Lewis: amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili

“Non esiste investimento sicuro: amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi. Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessuno, nemmeno a un animale. Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno – al sicuro nel buio, immobile, sotto vuoto – esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile”.

C.S. Lewis, I quattro amori

Buona Pasqua

 

“Stanotte conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza. È una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza, un sorriso di passaggio. No. È un dono del Cielo, che non potevamo procurarci da soli.
La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita”.

(Papa Francesco, Veglia Pasquale 11.04.20)
 
Buona Pasqua!
 

Buon Natale!

 
“Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo per noi. Dio non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza e chiede il nostro amore: perciò si fa bambino. Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo”.

Benedetto XVI (Omelia nella Notte Santa del 24 dicembre 2006)
 

Auguro a tutti gli amici un sereno e santo Natale. Con la speranza che l’immagine del bambino Gesù aiuti tutti noi a cogliere il mistero della vita e la necessità di custodirla sempre.

Il blog Una casa sulla roccia

 

Francesco e sua figlia Erika. La grandezza di un padre e del bene (non) impossibile

di Daniele Mencarelli
 
Esistono vicende capaci di trasformarsi in emblema, sintesi profonda dell’esperienza umana, nel loro svolgersi riescono a toccare ogni sentimento possibile, sino a diventare paradigmatiche della nostra storia. E del nostro destino. La vicenda di Erika De Nardo, la ragazzina che assieme a Omar, suo coetaneo, nell’ormai lontano 2001 uccise a Novi Ligure la madre e il fratellino, parte con le tinte della tragedia criminale, efferata e inspiegabile. Una ragazzina di 16 anni che uccide madre e fratello, che lo fa in modo brutale, assieme al suo fidanzato di un anno più grande.

Tutto il Paese fu attraversato da un brivido d’orrore, si urlò al fatto epocale, un crimine come mai sentito prima. In buonissima fede, in molti diedero alla vicenda i galloni del primato: qualcosa di mai accaduto era successo, un punto di non ritorno.

Invece, nella sua ferocia disumana, nel suo impietoso svolgimento, la vicenda di Erika e Omar è non più di altre accadute prima, e dopo, un triste stigma che si ripete nel corso dei secoli. È il peccato cui poi servirà la vita intera per essere emendato, e perdonato.

Se il male, come spesso accade all’uomo, è l’incosciente e scandaloso punto di partenza della storia, ecco poi, silenzioso e sotterraneo, accorrere il bene. Giorno dopo giorno, nel silenzio assordante della normalità, di piccoli gesti fatti di tenerezza, il bene ricuce e sana, anche laddove non sembra possibile. Come nel cuore di Erika, per molti un pozzo avvelenato, da chiudere, seppellire per sempre.

Il bene non urla, lavora di nascosto, di notte, con riserbo, pudore. Ma ha bisogno di mani che lo incarnino, che lo trasmettano malgrado tutto, che siano presenti quando altre non lo sono. Continua a leggere

“Sii paziente”

 
Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date, poiché non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.
 
Rainer Maria Rilke (da Lettera ad un giovane poeta)

 

I Santi… sono quelli che fanno passare la luce

Un insegnante elementare portò la sua classe di terza a visitare la splendida chiesa di S. Domenico a Perugia. Percorsero la navata centrale e si fermarono ad ammirare il finestrone gotico dell’abside, con i vetri policromi (nella foto sotto), uno dei più grandi del mondo, insieme a quello del Duomo di Milano. La luce del sole di quella bella mattinata primaverile veniva gradualmente filtrata dai vetri dipinti del mosaico e i bambini guardavano col naso all’insù quell’imponente vetrata bifore di santi apostoli, profeti ed evangelisti fatte di luci ed ombre intense e sfumate, in un gioco di colori e di rimandi spettacolari.
L’insegnante chiese agli studenti: Chi sono quei santi lassù? Ed uno di loro rispose: Sono quelli che fanno passare la luce! L’insegnante rimase di stucco. Voleva sapere soltanto il nome dei santi, mentre il bambino ne aveva dato una perfetta definizione. I santi sono effettivamente coloro che fanno passare la luce di Cristo! Non hanno luce in se stessi, ma si lasciano filtrare totalmente dal Sole di Giustizia e per questo possono a loro volta illuminare il mondo. Sono pieni di luce perché vuoti di se stessi e dunque capaci di trasfigurarsi in quella medesima luce.
 

(fonte: facebook)

 

“Una canzone per mio padre”: il film-rivelazione arriva a Montecitorio

Dott.ssa Picchi: “E’ importante far vedere che l’uomo è capace di grandi azioni, anche nel quotidiano”

Il perdono come base per la riconciliazione di un figlio con un padre “impossibile”. Dopo il successo in America, giovedì 19 settembre il film “Una canzone per mio padre” verrà presentato in anteprima nazionale presso l’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, a Palazzo Montecitorio.

L’evento

Una canzone per mio padre è un film drammatico americano del 2018 diretto dagli Erwin Brothers e scritto da Alex Cramer, Jon Erwin e Brent McCorkle, basato sulla storia dietro la famosa canzone I Can Only Imagine del gruppo rock cristiano MercyMe. Racconta la storia vera della difficile infanzia del cantante, Bart Millard, segnata da un padre violento e dipendente dall’alcol e da una madre che lo abbandona da piccolo. Un dolore intenso, dal quale sembra impossibile fuggire, ma che invece Bart riesce a riscattare con un profondo percorso interiore culminato nella scrittura di una canzone di enorme successo, I Can Only Imagine, vincitrice del triplo disco di platino e lungamente in vetta alle classifiche di musica pop e country americane. Il film è interpretato da J. Michael Finley nel ruolo di Bart Millard e da Dennis Quaid nella padre del padre alcolizzato. Anche Madeline Carroll, Trace Adkins, Priscilla Shirer e Cloris Leachman sono nel cast.

Dalle ore 15 a Montecitorio importanti ospiti animeranno il dibattito che precederà la proiezione: l’attore Luca Ward, doppiatore di Dennis Quaid, padre del protagonista; il professor Daniele Prucher, chimico e tossicologo, che illustrerà gli effetti della dipendenze sul cervello e sul comportamento; il professor Luciano Gheri, psichiatra e psicologo dell’infanzia e adolescenza, che analizzerà le ricadute psicologiche su chi ha subito violenza da parte di soggetti con dipendenza da alcol o droga, specie quando questi sono figure di riferimento come possono esserlo i genitori; il magistrato Domenico Airoma, Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Napoli, che mostrerà come le dipendenze incidano sull’aumento della criminalità giovanile; la dott.ssa Federica Picchi, fondatrice della Dominus Production e presidente del Comitato “Spettacolo e Cultura”, che affronterà sia il tema dei messaggi subliminali presenti nei media, sia come gli stessi media possano trasformarsi da strumento negativo a indispensabile ausilio educativo per giovani e adolescenti. Seguirà alle ore 17, la proiezione del film Una canzone per mio padre in lingua italiana della durata di 80 minuti. Continua a leggere