Roger Penrose sulla coscienza: «la sua comprensione al di là della fisica»

(da UCCR)

Se il biologo determinista E.O. Wilson crede che, prima o poi, si scoprirà la base fisica della coscienza, altri paiono più realisti e ammettono che «esistono cose che non possono essere provate». Ci riferiamo al celebre matematico Roger Penrose, emerito dell’Università di Oxford e vincitore del Premio Wolf assieme al suo amico e collaboratore Stephen Hawking.

Recentemente, in occasione di un convegno a Milano intitolato “Intelligenza Artificiale vs Intelligenza Naturale, Penrose ha spiegato in semplici parole perché non potrà mai esistere una Intelligenza Artificiale«Il termine è improprio poiché nessuno di questi dispositivi comprende ciò che sta facendo. La volontà richiede comprensione e la comprensione richiede consapevolezza, cioè coscienza che le macchine non hanno». L’intelligenza, necessita della coscienza.

Si usa spesso l’espressione AI (Artificial Intelligence) per definire computer avanzati o programmi che giocano a scacchi. Ad esempio, è noto che una certa posizione degli scacchi metta in difficoltà i computer: «è una nota posizione di pareggio conosciuta da qualsiasi giocatore che domini i rudimenti del gioco degli scacchi; invece Fritz, il principale programma di scacchi, regolato sul livello grande maestro, fraintende completamente la posizione e dopo un certo numero di mosse fa un errore stupido e perde la partita. Non sono affatto un buon giocatore», ha spiegato Penrose, «ma ho una certa comprensione di ciò che i pezzi possono fare e cosa no. Fritz invece non comprende niente, nemmeno quello che i pezzi degli scacchi possono fare. Semplicemente segue in modo inconsapevole alcuni algoritmi specifici, senza capire quello che sta facendo». Continua a leggere

Il nascituro e la coscienza che nasce dall’«evidenza» di un’ecografia

L’immagine di un bambino non ancora nato scatena meraviglia e affetto in rete. E suscita un dubbio: chi tutela la sua privacy? Dunque quel feto ha dei diritti…
 
(da Avvenire, 25.11.17)
 
Caro Avvenire, l’altro giorno ci ha colpito un articolo della “Stampa” firmato Gianluca Nicoletti. Si parlava della immagine dell’ecografia del bambino atteso da una nota “influencer” di Instagram, ecografia postata in rete che ha raccolto oltre 500mila “mi piace”. Interessante che il giornalista si ponga in questa occasione dei problemi sui diritti del feto, che pure non riesce ancora a chiamare bambino. Interessante che si ponga anche una serie di interrogativi sul diritto alla privacy del bambino non ancora nato, sulla tutela della sua immagine: lo riconosce quindi come soggetto a tutti gli effetti. Se ci si preoccupa della sua privacy bisogna riconoscere che è titolare di diritti, quindi ancora di più è titolare del diritto dal quale scaturiscono tutti gli altri : il diritto alla vita. Oggi questo non è garantito a tutti i bambini non ancora nati, perché la loro vita potrebbe essere interrotta dall’aborto. Le stupende immagini delle nuove ecografie, come già all’inizio di questa tecnologia, ma ancor più adesso con il prodigio della vista in 3D e 4D, aprono gli occhi sul fatto che la vita inizia prima della nascita. Continua a leggere

La scintilla della coscienza

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Quando Dio creò l’uomo, pose in lui come un seme divino e lo dotò di una facoltà calda e luminosa come una scintilla, che illumina la mente e le mostra il bene distinto dal male. Essa si chiama coscienza, ed è la legge naturale. Questi sono i pozzi scavati da Giacobbe, come hanno detto i Padri, e otturati di nuovo dai Filistei. Con la docilità a questa legge, cioè alla coscienza, i patriarchi e tutti i santi vissuti prima della Legge scritta piacquero a Dio. Ma quando essa fu otturata e calpestata dagli uomini con l’avanzare del peccato, abbiamo avuto bisogno della Legge scritta, abbiamo avuto bisogno dei santi profeti, abbiamo avuto bisogno della venuta stessa del Signore nostro Gesù Cristo per rimetterla a nudo e ridestarla, per rivivificare quella scintilla sepolta per mezzo della osservanza dei suoi santi comandamenti. Dipende dunque ormai da noi seppellirla di nuovo o lasciare che essa brilli e ci illumini, se siamo disposti ad obbedirle. Continua a leggere

La coscienza è un’illusione?

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La riflessione che segue è stata tratta dal libro “Resurrezione. Un viaggio tra fede e scienza” (Paoline 2016), scritto da Armando Savini. Ringraziamo l’autore per aver concesso la pubblicazione e suggeriamo ai lettori l’acquisto dell’interessante volume.
 
di Armando Savini

da “Resurrezione. Un viaggio tra fede e scienza” (Paoline 2016)
 
Ultimamente la scienza ha cominciato a studiare alcuni fenomeni che vanno sotto il nome di NDE, acronimo di Near-Death Experience, tradotto generalmente con esperienze di premorte. Sono eventi vissuti da persone in stato di incoscienza o clinicamente morte, con assenza di battito cardiaco e respirazione, i quali tuttavia, ripresa conoscenza, ricordavano tutto quello che era successo in sala operatoria, descrivendo la disposizione di essa e del tavolo operatorio.

Tali ricerche sembrano convergere verso un punto fondamentale: la coscienza del proprio sé è qualcosa che supera lo spazio e il tempo, ma anche lo stesso corpo. Se una persona continua ad avere coscienza di sé e del mondo intorno a sé nonostante siano cessate le sue funzioni vitali, è evidente che non siamo chimica, cioè che la coscienza non si può identificare con il cervello. D’altronde, se la coscienza fosse il frutto della chimica, bisognerebbe poi domandarsi come ha fatto a emergere qualcosa di immateriale dal materiale. Continua a leggere

Scalfari travisa il Papa “La coscienza non è un’opinione”

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di Antonio Socci

(Da “Libero”, 19 novembre 2013)

Eugenio Scalfari non deve aver digerito la cancellazione dal sito del Vaticano della sua “intervista” al Papa. E nella sua interminabile omelia domenicale ha ribadito che “Francesco ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II (Francesco) ha deciso di dialogare con la cultura moderna”.
 
I DUE EQUIVOCI

La sommarietà di queste frasi mostra che Scalfari non ha le idee chiare. Ma con l’espressione “in varie occasioni” cerca di dire che anche nella lettera scritta dal Papa il 4 settembre, in risposta a un suo articolo del 7 agosto, Francesco diceva sulla coscienza la stessa cosa che lui gli ha attribuito nell’intervista del 1° ottobre (quella cancellata dal sito vaticano). Continua a leggere

La coscienza per il Beato Newman

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Beato John Henry Newman: Dottore della coscienza
 
Un anno fa, il 19 settembre 2010 Papa Benedetto XVI ha proclamato beato il famoso teologo inglese John Henry Newman. Durante l’incontro natalizio con la Curia Romana, svoltosi il 20 dicembre 2010, il Santo Padre parlava ancora una volta di Newman, richiamando tra l’altro l’attualità della sua concezione di coscienza: “Nel pensiero moderno, la parola ‘coscienza’ significa che in materia di morale e di religione, la dimensione soggettiva, l’individuo, costituisce l’ultima istanza della decisione. … La concezione che Newman ha della coscienza è diametralmente opposta. Per lui ‘coscienza’ significa la capacità di verità dell’uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza – religione e morale – una verità, la verità. Continua a leggere

Beato John Henry Newman

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Londra, Regno Unito, 21 febbraio 1801 – Birmingham, Regno Unito, 11 agosto 1890

John Henry Newman, probabilmente l’uomo di chiesa di spicco dell’Inghilterra del XIX sec., nacque a Londra da una madre ugonotta e da un padre di orientamento religioso molto tollerante. Ancora membro della Chiesa d’Inghilterra, le sue idee in fatto di religione cominciarono a deviare gradualmente da quelle della Chiesa Evangelica d’Inghilterra per abbracciare quelle dell’ala più conservatrice della Chiesa Cattolica finché non si convertì definitivamente al Cattolicesimo Romano nel 1845; subito dopo, venne ordinato prete, ed in seguito eletto cardinale da Papa Leone XIII nel 1879.
E’ stato beatificato a Birmingham il 19 settembre 2010 da Papa Benedetto XVI. Continua a leggere

Papa Benedetto XVI e il beato John Henry Newman

19-09-7

John Henry Newman: Perché è stato beatificato? Che cosa ha da dirci?

…..dal discorso di Benedetto XVI per l’Udienza con i Cardinali e con i membri della Curia Romana e del Governatorato per la presentazione degli auguri natalizi il 20 dicembre 2010 in Vaticano.
 
“Perché è stato beatificato? Che cosa ha da dirci? A queste domande si possono dare molte risposte, che nel contesto della beatificazione sono state sviluppate. Vorrei rilevare soltanto due aspetti che vanno insieme e, in fin dei conti, esprimono la stessa cosa. Il primo è che dobbiamo imparare dalle tre conversioni di Newman, perché sono passi di un cammino spirituale che ci interessa tutti. Vorrei qui mettere in risalto solo la prima conversione: quella alla fede nel Dio vivente. Fino a quel momento, Newman pensava come la media degli uomini del suo tempo e come la media degli uomini anche di oggi, che non escludono semplicemente l’esistenza di Dio, ma la considerano comunque come qualcosa di insicuro, che non ha alcun ruolo essenziale nella propria vita. Continua a leggere

La questione del bene e del male

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di Tommaso Scandroglio
13-09-2013

Avete mai provato ad usare il traduttore automatico di Google? Se inserite una frase in inglese di media complessità il risultato in italiano che ne viene fuori a volte sfiora il comico tanto è errato. Ecco Scalfari è diventato il traduttore automatico del pensiero di Papa Bergoglio e di tutta la Chiesa da lui guidata.

Ne ha dato prova ieri (12 settembre) sulle pagine di Repubblica rispondendo alla lettera che un paio di giorni fa Papa Francesco gli aveva indirizzato. Molti sarebbero i passaggi interessanti da mettere sotto la lente di ingrandimento, me ne selezioniamo solo uno per motivi di brevità. Continua a leggere

Lucio Rossi: ci vuol più “fede” a non credere

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di Fabio Spina

“Pensa che le conoscenze scientifiche possano consentire un avanzamento della fede? Penso che la scienza, come ogni attività umana, possa dare un contributo alla fede, arricchirla e in qualche modo completarla. Posso dire che l’attività scientifica mi conferma nell’ipotesi positiva che la fede mi dà: appunto lo slancio verso il Mistero di cui siamo costituiti è valorizzato dalla scienza e dalla sete di rispondere ad alcune domande fondamentali. Tuttavia vorrei rilevare come la scienza in se stessa non dà una risposte: essa può indicare una strada per chi questa strada vuole vederla e non la indica a chi non vuol vederla. Continua a leggere