di Francesco Agnoli
Anche quest’anno la scuola è finita. Suona l’ultima campanella, i ragazzi si abbracciano tra loro, e abbracciano i propri professori. Quella conclusione, che sino ad un giorno prima era aspettata con ansia, diventa nostalgia: è triste lasciarsi, soprattutto quando si sa che le strade, nell’anno futuro, si divideranno. E’ triste per gli alunni, ma anche per gli insegnanti, se si sono sentiti, per qualche tempo, padri, madri, compagni di strada dei loro ragazzi.
Sono ormai 15 anni che insegno, e questo mestiere, mi diventa sempre più chiaro, è (per me) il più bello del mondo. Come tutti i mestieri, infatti, ha le sue insidie, ma dà soddisfazioni indicibili. Lo ho pensato anche quest’anno, quando gli alunni di una classe mi hanno dato la loro lettera d’addio. Iniziava così: Caro Gandalf… Forse si riferivano ai miei capelli già un po’ bianchi, ma credo, anche, ad un’amicizia quale può scoccare tra un quarantenne e dei sedicenni, senza che mai venga meno la differenza di ruoli e di compiti. Continua a leggere
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