
di Benedetta Centin
(Corriere della Sera, 2.02.19)
CALTRANO (Vicenza) I suoi risparmi personali «congelati» in banca per sette anni, per contribuire a pagare le scuole dei figli dei propri dipendenti, dal nido alla materna fino alla prima elementare, ben oltre il bonus bebè statale. Un «incoraggiamento ai miei dipendenti a mettere su famiglia o ad allargarla» spiega l’imprenditore Vinicio Bulla, ma anche un contributo al territorio, un piccolo Comune ai piedi dell’Altopiano di Asiago «dove c’è grande decadenza, dove vedo tante carrozzelle con gente della mia età ma ben poche carrozzine con bambini» racconta il fondatore della Rivit Spa. Perché senza bambini, senza le nuove generazioni, i paesi come Caltrano, 2.500 abitanti appena, dieci, massimo quindici nuovi nati all’anno, sono destinati a morire, e così forse anche le stesse attività produttive insediate, una volta rimaste senza manodopera locale.
Mai un giorno di cassa integrazione
Ancora nessuno gli ha chiesto perché quel corposo gruzzoletto racimolato in mezzo secolo non lo spenda per sé, per una vacanza a cinque stelle, quanto mai meritata alla soglia dei suoi ottant’anni, ma chi conosce Bulla non si stupisce affatto che pensi ai suoi collaboratori prima che a se stesso. Lui che ha fatto in modo che non avessero mai un giorno di cassa integrazione, nemmeno nei periodi in cui il calo delle commesse non lasciava altra scelta. Lui che ha declinato le diverse offerte di acquisto da parte di fondi esteri. Imprenditore vecchio stampo, il vicentino (di Schio) ha speso una vita per far crescere la propria azienda, la Rivit Spa di Caltrano – un grande stabilimento immerso nel verde – per farla diventare il colosso mondiale che oggi è, impegnata nella produzione di tubi in acciaio inox e leghe speciali di grandi dimensioni destinati per lo più a piattaforme petrolifere. E, instancabile, in sede anche di sabato pomeriggio, nemmeno agli sgoccioli della sua carriera – in azienda ci sono oggi i suoi tre figli – non smette di pensare a chi ha contribuito a fargli raggiungere questi risultati, e cioè i suoi, ad oggi, 150 dipendenti (in gran parte uomini) «che meritano di essere gratificati». Non senza trascurare però il futuro della popolazione locale e italiana, «destinata all’estinzione visto il declino demografico e le previsioni dell’Istat». Continua a leggere →
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