«Celebriamo questa Giornata per dire il nostro impegno a contrastare gli ostacoli, gli impedimenti, le avversità che rendono difficile vivere e generare vita: le condizioni sociali, la mentalità abortista, la paura delle responsabilità, l’insofferenza di fronte alla fatica di vivere e di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto». È un passo del messaggio che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha affidato agli operatori, ai volontari, alle mamme del Centro di aiuto alla vita «Mangiagalli». L’occasione: la visita del presule, ieri, al Cav fondato nel 1984 da Paola Chiara Marozzi Bonzi. Il primo aperto in un ospedale: la clinica «Luigi Mangiagalli», che è unità operativa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale al Policlinico di Milano.
In 36 anni di attività – che nemmeno la pandemia ha fermato – il Cav Mangiagalli ha aiutato a nascere 23.735 bambini, dando ascolto e aiuto ai loro genitori. «I bambini sono la nostra gioia, ma anche la gioia per il mondo intero, perché quando un bambino non nasce, questo bambino mancherà a tutti noi», disse Paola Bonzi, morta nel 2019. Questa frase ora è riportata sulla targa – scoperta ieri pomeriggio dal presidente del Policlinico, Marco Giachetti, alla presenza di Delpini, del marito di Paola, Luigi Bonzi, della direttrice e del segretario del Cav, Soemia Sibillo e Francesco Migliarese – dedicata alla memoria della fondatrice e che verrà collocata al terzo piano della clinica, dove ha “casa” il Cav. Ma c’è un’altra casa in gestazione. Entro la fine del 2021 – all’ombra della Basilica di Sant’Ambrogio, in collaborazione con la parrocchia guidata dall’abate Carlo Faccendini – il Cav Mangiagalli intende aprire una casa d’accoglienza per mamme in particolare difficoltà economica e sociale. Un’opera che Delpini ha chiamato tutti a sostenere, in occasione di questa 43ª Giornata per la vita.
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