Oltre al danno la beffa. Non solo le adozioni internazionali continuano ad essere l’unica forma di genitorialità a pagamento (a differenza, ad esempio della fecondazione artificiale) ma, come se non bastasse, il governo ne ha disposto un taglio di 2 milioni di euro per i prossimi tre anni. Un «segnale tremendamente negativo», secondo Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini (AiBi), che, intervistato da Pro Vita & Famiglia, non ha potuto nascondere il proprio disappunto, a fronte di un esecutivo che, attraverso il Family Act, aveva annunciato un rilancio delle politiche demografiche.
Dottor Griffini, come avete accolto la notizia del taglio dei fondi?
«Siamo esterrefatti, tanto più che tutti quanti nel governo avevano promesso che avrebbero puntato sul contrasto alla denatalità, quindi ci aspettavamo, quantomeno, che il sostegno alle adozioni internazionali potesse entrare nel Family Act. Tra l’altro, tutto questo avviene proprio nei giorni della vicenda di Giovannino, che conferma la generosa risposta che le famiglie italiane sanno dare quando si verificano casi di bambini abbandonati. Sarebbe quindi stato il caso di cavalcare questo entusiasmo, dando più fiducia alle aspiranti famiglie adottive, anche perché va ricordato che, in Italia, le coppie senza figli sono più di cinque milioni. Nel 2020, entreremo nel terzo decennio di attività della Commissione Adozioni Internazionali, che, sotto le presidenze di Rosy Bindi e, in particolare, di Carlo Giovanardi, aveva toccato l’apice della sua attività con 4200 adozioni l’anno. Lo sfacelo è iniziato con i governi tecnici, che hanno determinato un calo del 75%: alla fine di quest’anno, verosimilmente, si toccherà il minimo storico, con meno di mille adozioni. Ciò che è crollato di più, però, è stata la fiducia delle famiglie che ormai non credono più nell’istituto dell’adozione internazionale». Continua a leggere