Riscoprire il valore di imparare a memoria, elaborando il significato, una poesia, una canzone o una preghiera, può essere un ottimo mezzo per difendere quel bene così prezioso
I mnemonisti (o memoristi) sono persone dotate di memoria straordinaria, abilmente alimentata attraverso opportune tecniche, di antica origine, comunque alla portata di tutti. Le strategie sono diverse e, spesso, prevedono l’associazione dei dati con luoghi ed eventi. L’applicazione di tali accorgimenti, unito a uno stile di vita sano, permette a tutti, anche ai più rinunciatari sulle proprie potenzialità mnemoniche, di raggiungere risultati migliori, nella vita scolastica, professionale, ludica senza mirare a picchi estremi. Alcuni personaggi storici sono rimasti famosi anche per le loro abilità mnemoniche e per le tecniche che hanno utilizzato per sfruttare al meglio queste doti. Oltre al proverbiale Pico della Mirandola, con cui si appella chi sia dotato di grande memoria, vanno ricordati altri filosofi come Giordano Bruno e Cicerone.
Il filosofo greco Platone osservava: “La scoperta della scrittura avrà l’effetto di produrre la dimenticanza nelle anime che l’impareranno, perché, fidandosi della scrittura, queste si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei e non dal di dentro e da sé medesime”.
Ci sono delle tecniche utilizzate, sin dall’antichità (in cui era, appunto, più difficile trascrivere), per favorire la memorizzazione delle informazioni. La più conosciuta è quella dei “loci”, termine latino per indicare i “luoghi”, definita anche “palazzo della memoria”. Consiste nell’associare l’elemento da ricordare a dei luoghi, possibilmente ben conosciuti, come la casa. Ogni vano riporta poi, alla luce, la nozione che gli è stata assegnata. Le immagini dei luoghi forniscono la possibilità del recupero dell’informazione.
La capacità, dunque, non si dimostra per particolari doti intellettive quanto per quelle strategiche, di abbinare e realizzare un preciso accostamento di tipo visuo-spaziale.
Hebbinghaus, psicologo dell’800, fu il precursore della teoria del recupero seriale della memoria, per cui le informazioni memorizzate per prime (primacy) e quelle per ultime (recency) si ricordano meglio di quelle nel mezzo. Nei suoi studi, stabilì che, il rapporto tra la quantità delle nozioni da ricordare e il tempo necessario per acquisirle, è costante.
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