L’arte di educare

“Quello che deve starci a cuore, nell’educazione, è che nei nostri figli non venga mai meno l’amore alla vita. Esso può prendere diverse forme, e a volte un ragazzo svogliato, solitario e schivo non è senza amore per la vita, né oppresso dalla paura di vivere, ma semplicemente in stato di attesa, intento a preparare se stesso alla propria vocazione. E che cos’è la vocazione di un essere umano, se non la più alta espressione del suo amore per la vita? Noi dobbiamo allora aspettare, accanto a lui, che la sua vocazione si svegli, e prenda corpo. Il suo atteggiamento può assomigliare a quello della talpa o della lucertola, che se ne sta immobile, fingendosi morta: ma in realtà fiuta e spia la traccia dell’insetto, sul quale si getterà con un balzo. Accanto a lui, ma in silenzio e un poco in disparte, noi dobbiamo aspettare lo scatto del suo spirito. Non dobbiamo pretendere nulla: non dobbiamo chiedere o sperare che sia un genio, un artista, un eroe o un santo; eppure dobbiamo essere disposti a tutto; la nostra attesa e la nostra pazienza deve contenere la possibilità del più alto e del più modesto destino”.

(N. Ginzburg, Le piccole virtù)

Chiamato dunque desidero

Per chi scopre la vita come vocazione sarà sempre accompagnato da una domanda: “Come faccio a capire qual è la mia vocazione? Come faccio a scoprire cosa Dio ha pensato per me?”. Un valido aiuto lo fornisce sant’Agostino quando ci parla della “ ginnastica del desiderio”. Dio parla attraverso i desideri e i sogni che ha messo nel nostro cuore. Il desiderio è lo specchio della persona: per conoscerla davvero occorre scoprire i suoi desideri. Sono le tracce che Dio ha lasciato nel nostro cuore. Fare discernimento allora significa prendere consapevolezza dei nostri desideri più veri e fare la scelta che Dio si aspetta da noi. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. La gioia della vocazione è racchiusa in questo versetto del vangelo: siamo scelti, non scegliamo noi. Siamo scoperti, trovati e voluti per una missione che mai avremmo pensato di vivere. La scelta è autentica nella misura in cui è stimolata da santi desideri come l’amore, la giustizia, la verità, la fratellanza, il progresso. Continua a leggere

“Lasciamoci conquistare dallo sguardo di Gesù, come San Matteo”

Durante la messa ad Holguín, papa Francesco celebra la festa del pubblicano che diventò apostolo ed invoca l’intercessione della Vergine della Carità del Cobre sul popolo cubano
 
Holguín, Cuba, 21 Settembre 2015 (ZENIT.org) Luca Marcolivio
 
La vicenda di San Matteo, il pubblicano convertito e conquistato dalla chiamata di Gesù Cristo, è di grande attualità ed è in forte sintonia con la storia di Cuba e del suo popolo.

Nel giorno della festa liturgica dedicata all’apostolo ed evangelista, papa Francesco ha presieduto la messa a Plaza de la Revolucion, ad Holguín, dove è stato accolto dal vescovo locale, monsignor Emilio Aranguren Etcheverría. Continua a leggere

Il talento personale è un dono al servizio di tutti

Dante e i Tre Regni

di Giovanni Fighera
 
Cacciaguida ha profetato l’esilio a Dante, che viene così colto da un forte dubbio. Se dovrà abbandonare la casa, i parenti e gli amici più cari, presso quale corte troverà mai ospitalità se racconterà tutto quanto ha visto nei tre regni, dal momento che all’Inferno, in Purgatorio e in Paradiso gli sono stati rivelati fatti che avranno per molti il «sapor di forte agrume». D’altra parte, Dante teme che, se non sarà testimone sincero della verità che ha visto, perderà la fama presso «coloro/ che questo tempo chiameranno antico», ovvero presso i posteri.

Insomma, il Fiorentino è preso una volta ancora dalla paura che l’aveva attanagliato all’inizio del viaggio, quando per pusillanimità e viltà, non ritenendosi all’altezza di Enea e san Paolo che avevano avuto la grazia di vedere l’aldilà, più volte aveva mostrato titubanza nel seguire Virgilio. Ora, il viaggio è quasi terminato, Dante ritornerà sulla Terra, dove inizierà la sua vera missione nella vita ordinaria: dovrà avere il coraggio di essere poeta, di scrivere, di raccontare la verità. Continua a leggere

Così si fanno i santi (di S. Gianna Beretta Molla)

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Grazie all’amico Andrea per aver suggerito questa bella riflessione di S. Gianna!

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Liturgia delle Ore – 28 aprile

Dai manoscritti della santa Gianna Beretta Molla
 
Una cosa è certa: noi siamo stati oggetto di predilezione da tutta l’eternità. Tutte le cose hanno un fine particolare. Tutte obbediscono a una legge. Le stelle seguono la loro orbita, le stagioni si susseguono in modo perfetto; tutto si sviluppa per un fine prestabilito. Tutti gli animali seguono un istinto naturale.
Anche a ciascuno di noi Dio ha segnato la via, la vocazione; oltre la vita fisica, la vita della grazia.
Viene un giorno che ci accorgiamo che attorno a noi ci sono altre creature e mentre avvertiamo questo fuori di noi, si sviluppa in noi una nuova creatura. Continua a leggere

Il Papa a Scalfari: “La grazia può toccare anche lei”

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di Massimo Introvigne
 
Lo avevamo scritto, tra il serio e il faceto, su queste colonne: di questi tempi «Repubblica» qualche volta sembra «L’Osservatore Romano». Lettera di Papa Francesco a Scalfari, lettera di Benedetto XVI a Odifreddi, commenti alle lettere, commenti dei commenti alle lettere. Chissà cosa ne penseranno i suoi laicissimi lettori. A qualcuno di loro dev’essere proprio scappata la pazienza ricevendo la sua copia di «Repubblica» il 1° ottobre e trovandosi davanti a una grande fotografia di Francesco e a un titolo a tutta pagina in prima: «Il Papa: così cambierò la Chiesa», che annuncia tre pagine di trascrizione di un colloquio fra Francesco ed Eugenio Scalfari. Si sa quanto «Repubblica» sia ossessionata da Berlusconi, che il giorno prima aveva avuto qualche problema con i suoi ministri e deputati: musica per le orecchie del quotidiano, relegata però in una colonna laterale. Nulla è più importante del Papa. Continua a leggere