La Grande Bellezza è il desiderio e la risposta

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di Alessandro D’Avenia

«Ho cercato la grande bellezza», dice il protagonista dell’omonimo film, alla fine del suo percorso umano e spirituale. «E non l’ho trovata». È la constatazione rassegnata. Rimane solo la promessa non mantenuta di un amore giovane e freschissimo. La realtà purtroppo è un grande trucco, provoca illusioni e conseguenti delusioni. Si vive di sogni o di ricordi. Il velo di Maia copre il nulla.

La prima parte del film di Paolo Sorrentino in corsa per l’Oscar è un viaggio alla ricerca di una via di uscita dal torpore esistenziale e letterario dei meandri quasi infernali delle feste romane, «i cui trenini sono i più belli perché non portano da nessuna parte», per giungere – nella seconda parte – a porre la domanda di senso a interlocutori validi perché “spirituali”: un vescovo in odore di papato e una suora austera fino a destare paura. Ma validi non si dimostrano: il primo perché carnale, la seconda perché angelica. Nessuno dei due è spirituale, nel senso di albergare la vita dello Spirito nella carne. Continua a leggere