Vero amore vs lussuria

Mi ha colpito molto la catechesi che Papa Francesco ha svolto mercoledì scorso sul tema dell’amore e della sessualità. Una riflessione profonda e toccante con cui il Papa ha offerto una visone cristiana dell’amore, distinguendo la sessualità genuina dalla sua degenerazione in lussuria come ‘cosificazione’ dell’altro.
Un richiamo potente all’amore autentico che trascende il desiderio fisico e si radica nel rispetto, nella tenerezza, nel donarsi reciproco, nel coltivare “empatia per i sentimenti dell’altro”.

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“Gli antichi Padri ci insegnano che, dopo la gola, il secondo “demone” , cioè vizio, che sta sempre accovacciato alla porta del cuore è quello della lussuria. Mentre la gola è la voracità nei confronti del cibo, questo secondo vizio è una sorta di “voracità” verso un’altra persona, cioè il legame avvelenato che gli esseri umani intrattengono tra di loro, specialmente nella sfera della sessualità.

Si badi bene: nel cristianesimo non c’è una condanna dell’istinto sessuale. Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità, la dimensione sessuale, la dimensione dell’amore, non è esente da pericoli, tanto che già San Paolo deve affrontare la questione nella prima Lettera ai Corinzi. Scrive così: «Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani” (5,1). Il rimprovero dell’Apostolo riguarda proprio una gestione malsana della sessualità da parte di alcuni cristiani.

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Il decalogo dell’Ospedale Bambino Gesù: «Nessun bambino è incurabile»

Dieci diritti del bambino malato e della sua famiglia che avrebbero evitato alla piccola inglese la morte per sentenza: torna il documento elaborato all’indomani della tragedia di Alfie Evans

«Non esistono mai bambini “incurabili” ». È l’architrave della «Carta dei diritti del bambino inguaribile» prodotta dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù nel maggio 2018, un mese dopo la morte del piccolo Alfie Evans a Liverpool, una vicenda per molti aspetti simile a quella di Indi.

A cominciare dall’offerta di accogliere nella struttura romana il piccolo malato condannato a morire per distacco dei supporti vitali da medici e giudici inglesi che, cinque anni fa come adesso, respinsero la proposta di collaborazione clinica dell’”ospedale del Papa”. L’allora presidente Mariella Enoc, coinvolta in prima persona nel tentativo di portare Alfie da Liverpool a Roma, volle che la lezione di un caso tanto drammatico e lacerante restasse scritta nero su bianco in un documento di riferimento non solo per i “suoi” medici ma offrendolo anche a tutta la comunità scientifica mondiale.

Dall’impegno di quei giorni di dolore e insieme di assoluta chiarezza su quel che andava fatto o evitato uscì un testo che, alla luce di quanto accaduto, se possibile è ancora più attuale adesso. In queste ore molti si sono chiesti quali cure avrebbe potuto ricevere Indi al Bambino Gesù, che era davvero prontissimo ad accogliere lei e i suoi genitori, a partire da una conoscenza già completa del caso, e cosa occorre fare perché una tragedia simile non debba ripetersi mai più. La risposta a entrambe le domande è nelle 16 pagine di un testo di grande buon senso e umanità, ispirato a una certezza: «Tutti i bambini hanno diritto alle cure, perché curare non significa solo guarire, ma anche prendersi cura, sostenere e accompagnare». Una distanza incolmabile dall’approccio “biologista” che abbiamo visto all’opera nei giorni scorsi. Continua a leggere

In morte di Indi. Una lezione (e molte domande) per tutti

Ora che Indi è morta, per non aver più l’aiuto a respirare che era il suo piccolo essenziale per vivere, è tempo di chiedersi cosa conta per noi davanti a quello che è accaduto. E la prima risposta è lasciar voce al dolore che tutti avvertiamo, acuto, profondo, insostenibile, se siamo tra quelli a cui non basta assistere ai drammi che ci incalzano ma sentono il bisogno di partecipare. Quelle che sorgono, prima e più delle parole, sono lacrime amare che si uniscono a quelle di Claire e Dean, mamma e papà di una bambina fatta morire anzitempo perché considerata non attrezzata per la vita come la intende il mondo dei sani.

Era malata terminale? Le evidenze di cui disponiamo dicono di no. Era sottoposta ad accanimento? Su questo i pareri divergono, ma anche solo questo dubbio avrebbe consigliato di approfondire, verificare, chiedere se altri sanno qualcosa di più, se la priorità è salvare una vita, per quanto pesantemente limitata, oppure no, e perché. Poteva vivere ancora? La conoscenza medica disponibile dice che non sarebbe vissuta a lungo, qualche altro mese, qualcuno dice un paio di anni, comunque finché la malattia non avesse preso il sopravvento su un corpicino fragilissimo. E questo era un suo diritto naturale, evidente a chiunque. Ma è proprio la grande fragilità di cui la bambina di Nottingham era portatrice davanti ai nostri occhi che impone di chinarsi su tutte le Indi del mondo con infinita delicatezza e rispetto, guardandola in tutta la sua dignità inerme, infinitamente più grande della sua malattia (e davanti a malati che conosciamo sperimentiamo la stessa umanissima certezza), accompagnandola per la sua di certo breve vita con ogni cura disponibile proporzionata al suo caso ma non meno specializzata e di frontiera solo perché era nata con una gravissima disabilità.

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Pubblicato in: Vita

Roald Dahl “ritoccato”, esperti a confronto: meglio spiegare che cancellare

Sta generando indignazione la notizia dell’ennesimo caso di quella cancel culture che pervade ormai ogni aspetto della cultura occidentale, e consistente nella revisione di frasi o termini considerati sessisti, razzisti, veicolo di stereotipi, diseducativi e via elencando.

Di seguito un articolo da Avvenire di oggi, che riflette sul non senso di questa operazione linguistica e sull’opportunità di pensare, invece, ad alternative ben più ragionevoli e intelligenti per educare i bambini e trasmettere loro messaggi positivi.

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Non accenna a placarsi la polemica relativa alla decisione editoriale di sottoporre i libri di Roald Dahl a un’attenta revisione linguistica. Correzioni imposte – questa l’accusa – da un “politicamente corretto” sempre più invasivo e da una cancel culture che tende ormai a non risparmiare più nulla e nessuno. Compreso, ora, lo scrittore britannico di origini norvegesi, scomparso nel 1990 all’età di 74 anni, uno dei più amati per bambini e ragazzi. La presenza di modifiche nelle nuove edizioni verrà d’ora in poi segnalata da una breve nota inserita nel colophon di ciascun libro: « Le parole sono importanti. Le magnifiche parole di Roald Dahl possono trasportare in mondi diversi e far conoscere personaggi meravigliosi. Questo libro è stato scritto tanti anni fa e quindi ne rivediamo regolarmente il linguaggio per assicurarci che possa essere apprezzato da tutte le persone anche oggi». Eppure la decisione di Puffin Books (branca del colosso editoriale Penguin), condivisa con gli eredi dell’autore, ha suscitato un polverone. Uno che di violenza censoria sa qualcosa, Salman Rushdie, ancora convalescente dalle conseguenze dell’attentato subìto l’anno scorso a New York (che gli è costato un occhio e l’uso della mano sinistra), ha twittato: «Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura, Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsene».

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Una storia straordinaria: Ludwig Guttmann, ideatore delle Paralimpiadi

Ludwig Gutmann (1899-1980)

Nell’ambito delle iniziative organizzate dal Movimento per la Vita Ambrosiano per celebrare la Giornata per la Vita 2022, si è svolto ieri, sulla piattaforma Zoom, un incontro con lo scrittore Roberto Riccardi. Al centro dell’incontro la presentazione del suo libro Un cuore da campione. Storia di Ludwig Guttmann inventore delle Paralimpiadi (Firenze, Giuntina, 2021, pagine 178, euro 15).

Un libro prezioso che racconta la storia di Ludwig Guttmann, il neurologo tedesco ed ebreo che, sfuggito agli orrori del nazismo, riuscì ad offrire un futuro a chi non ne aveva, rivoluzionando il trattamento dei pazienti afflitti da trauma spinale, e con le sue intuizioni diede origine alle moderne Paralimpiadi.

Una storia bella e poco conosciuta che mi ha colpito molto, tanto da indurmi, subito dopo l’incontro, ad acquistare il libro. In attesa di leggerlo, riporto di seguito una sintesi, tratta da Avvenire, che dà un’idea della straordinarietà di questo medico coraggioso e geniale.

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L’arte di educare

“Quello che deve starci a cuore, nell’educazione, è che nei nostri figli non venga mai meno l’amore alla vita. Esso può prendere diverse forme, e a volte un ragazzo svogliato, solitario e schivo non è senza amore per la vita, né oppresso dalla paura di vivere, ma semplicemente in stato di attesa, intento a preparare se stesso alla propria vocazione. E che cos’è la vocazione di un essere umano, se non la più alta espressione del suo amore per la vita? Noi dobbiamo allora aspettare, accanto a lui, che la sua vocazione si svegli, e prenda corpo. Il suo atteggiamento può assomigliare a quello della talpa o della lucertola, che se ne sta immobile, fingendosi morta: ma in realtà fiuta e spia la traccia dell’insetto, sul quale si getterà con un balzo. Accanto a lui, ma in silenzio e un poco in disparte, noi dobbiamo aspettare lo scatto del suo spirito. Non dobbiamo pretendere nulla: non dobbiamo chiedere o sperare che sia un genio, un artista, un eroe o un santo; eppure dobbiamo essere disposti a tutto; la nostra attesa e la nostra pazienza deve contenere la possibilità del più alto e del più modesto destino”.

(N. Ginzburg, Le piccole virtù)

È possibile potenziare la memoria?

Riscoprire il valore di imparare a memoria, elaborando il significato, una poesia, una canzone o una preghiera, può essere un ottimo mezzo per difendere quel bene così prezioso

mnemonisti (o memoristi) sono persone dotate di memoria straordinaria, abilmente alimentata attraverso opportune tecniche, di antica origine, comunque alla portata di tutti. Le strategie sono diverse e, spesso, prevedono l’associazione dei dati con luoghi ed eventi. L’applicazione di tali accorgimenti, unito a uno stile di vita sano, permette a tutti, anche ai più rinunciatari sulle proprie potenzialità mnemoniche, di raggiungere risultati migliori, nella vita scolastica, professionale, ludica senza mirare a picchi estremi. Alcuni personaggi storici sono rimasti famosi anche per le loro abilità mnemoniche e per le tecniche che hanno utilizzato per sfruttare al meglio queste doti. Oltre al proverbiale Pico della Mirandola, con cui si appella chi sia dotato di grande memoria, vanno ricordati altri filosofi come Giordano Bruno e Cicerone.

Il filosofo greco Platone osservava: “La scoperta della scrittura avrà l’effetto di produrre la dimenticanza nelle anime che l’impareranno, perché, fidandosi della scrittura, queste si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei e non dal di dentro e da sé medesime”.

Ci sono delle tecniche utilizzate, sin dall’antichità (in cui era, appunto, più difficile trascrivere), per favorire la memorizzazione delle informazioni. La più conosciuta è quella dei “loci”, termine latino per indicare i “luoghi”, definita anche “palazzo della memoria”. Consiste nell’associare l’elemento da ricordare a dei luoghi, possibilmente ben conosciuti, come la casa. Ogni vano riporta poi, alla luce, la nozione che gli è stata assegnata. Le immagini dei luoghi forniscono la possibilità del recupero dell’informazione.

La capacità, dunque, non si dimostra per particolari doti intellettive quanto per quelle strategiche, di abbinare e realizzare un preciso accostamento di tipo visuo-spaziale.

Hebbinghaus, psicologo dell’800, fu il precursore della teoria del recupero seriale della memoria, per cui le informazioni memorizzate per prime (primacy) e quelle per ultime (recency) si ricordano meglio di quelle nel mezzo. Nei suoi studi, stabilì che, il rapporto tra la quantità delle nozioni da ricordare e il tempo necessario per acquisirle, è costante.

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Civil Week Lab, D’Avenia: «Non togliamo ai giovani il desiderio, li rende vivi»

Civil Week Lab, D'Avenia: «Basta burocrazia. I ragazzi hanno bisogno di  cura»| Guarda qui la sintesi della lectio- Corriere.it

Lo scrittore e giornalista Alessandro D’Avenia ha tenuto, qualche giorno fa, una bellissima lectio sui giovani come protagonisti del cambiamento.

L’incontro, tenuto alla Bocconi, ha aperto la Civil Week Lab, l’evento del Corriere della Sera dedicato al senso civico e alla cittadinanza attiva.

Ecco il video del suo intervento:

(fonte: Corriere della Sera)

Il senso religioso dell’uomo fin dalle origini

Pontificia Accademia delle Scienze - Amedeo Lomonaco

“Simboli, Miti e Senso Religioso negli Esseri Umani sin dal Principio”. È questo il titolo del workshop organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, riservato agli accademici e agli studiosi invitati, in programma mercoledì 27 e giovedì 28 ottobre 2021. L’obiettivo, come suggerisce il nome del simposio, è quello di discutere della particolarità “neuronale” e dell’unicità del genere umano (genus Homo) che lo colloca ad un livello di coscienza superiore a quello degli altri Primati, l’unico capace di pensiero religioso. Anche il senso religioso va tuttavia compreso all’interno dello sviluppo evolutivo dell’uomo e ne vanno esplorate caratteristiche, universalità e contenuti.

Il programma del Simposio è suddiviso in quattro parti (archeologica, etnologica, biolgoica e filosofica) tutte precedute da un’introduzione sulla collocazione sistematica e cronologica del genere Homo e sulla sua genesi così come la conosciamo oggi. Tanti i nomi illustri che prenderanno parte all’evento, come Yves Coppens e Francesco d’Errico. Presenti anche Fiorenzo Facchini, Silvano Petrosino, Donald Johanson e Ivan Colagè. Come scritto in precedenza, l’evento è riservato agli accademici e agli studiosi invitati. Come di consueto, i Proceedings della manifestazione saranno pubblicati successivamente, per far conoscere al grande pubblico l’oggetto delle discussioni e i risultati presentati.     
        
Clicca qui per leggere e scaricare il programma del simposio

(fonte: disf.org)